Kimagure Orange Road | Recensione6 min di lettura —

Kimagure Orange Road | Recensione — 6 min di lettura —

Chi di voi non ricorda È quasi magia Johnny? Chi non ha mai cantato la sigla italiana della versione animata targata Cristina D’Avena? Ebbene, dimenticate tutto ciò che conoscete, perché Capricciosa Orange Road (in originale Kimagure Orange Road), abbreviato spesso semplicemente in Orange Road, è una storia completamente diversa.

Infatti Orange Road, il manga di Izumi Matsumoto, ha subìto in Italia, come in altri paesi (dalla Francia agli Stati Uniti) una pesante censura, tanto che, nel Bel Paese, gli episodi 35 e 37 sono stati completamente tagliati. Ci sarebbe tanto da dire riguardo i tagli e le censure degli anime (che sono l’esempio più lampante delle modifiche apportate ad opera del codice di regolamentazione televisivo italiano), dei film e delle serie tv. Era un modus operandi di moda negli anni Ottanta e Novanta, in particolare per l’animazione orientale, perché non ci si rendeva conto che anche le serie animate hanno ognuna un target di riferimento. È ciò che è accaduto ad Orange Road, che si è trasformato in È quasi magia Johnny, cambiando totalmente i caratteri che lo definivano. Orange Road è infatti uno shonen manga, dedicato cioè ad un pubblico per lo più maschile e adolescente. Con la censura italiana è quasi più assimilabile ad uno shojo, un manga per ragazze. L’unica cosa che rimane rispetto all’originale è il triangolo amoroso tra Kyosuke, Madoka e Hikaru (ribattezzati in italiano Johnny, Sabrina e Tinetta). C’è un ulteriore fattore da focalizzare prima di poterci calare finalmente nell’atmosfera di Orange Road: dell’anime ne esistono due versioni, quella doppiata dalla Mediaset e quella che ci ha regalato la Dynit, che ci ha permesso di vedere l’anime nella sua versione integrale senza censure (ricordiamo che la versione della Dynit è disponibile nell’edizione Home Video e che è andata in onda in Italia su Man-Ga, canale 149 di Sky).

Tuttavia, per quanto fedele al manga, anche la versione della Dynit, che è quella originale andata in onda in Giappone, non lo è totalmente, soprattutto per quanto riguarda il finale: l’ultimo episodio della serie animata non corrisponde all’ultimo capitolo del manga.

La serie cartacea si protrae ancora un po’ dopo il viaggio del protagonista nel passato e il suo ritorno nel proprio tempo. Infatti non è allora che Kyosuke compie la sua scelta, che risulta decisamente più drammatica nel fumetto. Inoltre, nel manga di Matsumoto sono presenti un paio di personaggi che sono stati cancellati dall’anime: stiamo parlando di Akane, la simpatica cugina del protagonista, o della mangiatrice di uomini, tanto per citarne alcuni. Ma cerchiamo di dare un po’ d’ordine a questa serie.

La storia di Orange Road è la più classica di sempre, un triangolo tra adolescenti, ma il maestro Matsumoto la colora di toni e sfumature diverse, che la rendono originale. Eh, sì, molto originale. Sapete perché? Perché la pubblicazione dell’opera risale al 1984, quando non c’erano Brenda, Dylan e Kelly, né tantomeno Damon, Elena e Stefan. Con Orange Road ci immergiamo, forse per la prima volta, in questo mondo, ma stavolta, si sa, non c’è storia, non si può che fare il tifo per la bellissima Madoka Ayukawa.

Il cardine attorno al quale si snoda la vicenda è una continua catena di equivoci cui va inevitabilmente incontro il nostro Kyosuke Kasuga, colpa la sua totale indecisione in materia d’amore. Da un lato è innamorato e decisamente molto attratto da Ayukawa, dall’altro non riesce a rifiutare le continua attenzioni di Hikaru-chan, più piccola e ingenua di lui, ma con le idee molto più chiare. A fare da sfondo a questo quadro già ben preciso, ci sono gli inconvenienti derivanti dalla natura della famiglia Kasuga, i cui membri (fatta eccezione per il padre) sono degli esper, sono dotati, cioè, di poteri extrasensoriali. Tuttavia, ogni personaggio, essendo così ben caratterizzato, ha peculiarità differenti dagli altri anche in questo campo: Kyosuke riesce a teletrasportarsi, ad aumentare le sue capacità fisiche, a spostare gli oggetti col pensiero, ma non riesce ad ipnotizzare la gente come sua sorella Kurumi; Kazuya invece è capace di leggere il pensiero; Akane inganna le percezioni altrui, riuscendo a mostrarsi con un aspetto esteriore diverso dal suo. Questo basta a farvi comprendere in che razza di assurde situazioni si caccino i personaggi di questa geniale opera d’animazione.

La vera magia del manga non sta, però, nei poteri paranormali di Kyosuke, ma nella circolarità della storia, una storia che è autentica poesia. Vi basta dare un’occhiata ai frontespizi che precedono ogni capitolo per assaporarla: leggerete di stelle, di profumi, dello sbocciare della primavera, di una notte d’estate…

Un cappello di paglia rosso, un ragazzo lo coglie con un balzo ed ecco l’inizio di tutto: un incontro che cambia la vita. E com’è bello scoprire che l’algida Madoka Ayukawa, così distaccata da sembrare quasi disillusa, regala al protagonista lo stesso cappello che tre anni prima era stato lui a donarle. Certo è uno dei paradossi temporali che ci fanno tanto girare la testa, ma che incanto questo gioco tra i due! Lei sogna di incontrare da sempre il suo primo amore, il ragazzo cui ha donato il suo primo bacio, e non sa che il suo desiderio si avvera quando la sua strada incrocia quella dell’imbranato Kyosuke.

La punta di diamante di Orange Road è la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto i principali, ed in particolare Ayukawa. Madoka è un ragazza bellissima, femminile, dai lunghi capelli corvini, temuta dai suoi coetanei che la giudicano malamente, senza conoscerla davvero. Madoka però è semplicemente forse troppo schiva, sempre rintanata in se stessa, a volte, come dice lei stessa, un po’ capricciosa (vi dice niente il titolo della serie?), è un’artista fondamentalmente sola, una ragazza sensuale e intelligentissima, fin troppo attenta ai sentimenti degli altri, tanto da trascurare i propri. Nel finale del manga, non riuscendo più a sopportare la situazione in cui lei, Kyosuke e l’amica di del cuore Hikaru si trovano, sceglie di farsi da parte, per il bene delle persone a cui tiene. D’altra parte Hikaru, seppur più scanzonata e ingenua, si rende conto alla fine, tra immense sofferenze, di essere stata presa in giro per ben tre anni, tre anni in cui il suo tesoruccio e la sorellina Madoka le hanno nascosto l’attrazione reciproca. E cosa fa la piccola, dolce, tenera Hikaru-chan? Dà il suo benestare ai due amici, perché è una ragazza di buon cuore. C’è infine Kasuga, un ragazzo solare, spiritoso, terribilmente indeciso, sbadato, con atteggiamenti quantomeno bizzarri che servono, nella sua testa, a celare il suo vero essere, con risultati disastrosi, ma è anche sensibile, perché evita di scegliere per paura di ferire Hikaru, alla quale è legato da un profondo affetto che gliela fa assimilare ad una delle sue sorelle. Intorno alle tre punte del triangolo si affaccia una miriade di personaggi secondari, tutti a loro modo divertenti, tutti più o meno coinvolti nello snodarsi della trama.

Forse il finale lascerà l’amaro in bocca a qualcuno, lasciandoci con l’interrogativo “Like or Love?”, oppure, molto più probabilmente, una volta terminata la lettura, ne sentirete già la nostalgia.

 

 

Giulia e Manuela

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Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

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